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La Lega di Salvini frana sotto i piedi di Salvini: tre defezioni nell’ultimo mese

di Daniele Santi

Il parlamento sarà più piccolo, che significa meno poltrone, la Lega di Salvini perde appeal e non si capisce cosa fa, si vincono elezioni solo nei sondaggi, si è perso consenso persino al meridione, da quasi il 33% delle intenzioni di voto si è passati al 15%, il trend in discesa e Salvini non tira più. C’è da ripensare il proprio futuro.

Così si fanno le valigie e si cercano altri lidi: in poche settimana già tre parlamentari leghisti hanno pronunciato il “Bye bye, be good” al segretario onnivoro e dato il “la” alla diaspora alla ricerca di poltrone compatibili con sì nobili terga.

Del resto i numeri non sono come i centimetri, che uno se li inventa, i numeri sono assai più granitici delle presunta unità delle destre: in Parlamento si conteranno oltre 300 poltrone in meno e considerando che le intenzioni di voto degli italiani danno la Lega di Salvini abbondantemente sotto il 17% rimediato nel 2018; considerando che Fedriga ha deciso di andare da solo in piena collisione col segretario; considerando che Zaia vale da solo il triplo dei voti della Lega di Salvini in Veneto; considerando le passate esperienze elettorali dove la Lega di Salvini ha sempre perso – Roma, Milano, Bologna, Napoli, Emilia-Romagna, Toscana: luoghi in cui doveva “non vincere, ma stravincere“, e invece si è straperso; considerando tutto questo, sembra proprio che il raccolto non prometta di essere abbondante. Tocca cercare altri pascoli. Intanto i divorzi aumentano.

Così dopo il ciao ciao di Zicchieri a Roma con polemica al seguito (“La crisi della Lega è colpa di Salvini“), tocca al senatore Ugo Grassi, eletto nel 2018 con il Movimento 5 Stelle poi passato alla Lega nel 2019 che se ne va criticando in una lunga lettera citata dal Corriere le posizioni assunte dalla Lega sui vaccini anti covid e sulla guerra in Ucraina: “Non posso non dissentire con forza” scrive “circa il rifiuto della Lega ad accogliere nella Nato Svezia e Finlandia: tale affermazione vuol dire accettare la pura legge del più forte, o semmai, in questo caso, del più prepotente”.

Se n’è andato anche il senatore siciliano Franco Mollame, a suo volta approdato alla Lega lasciando il M5S, che adesso lascia Salvini per Toti, mentre in Sicilia le destre sono nel caos con le amministrative alle porte.

Nel frattempo Salvini dà la colpa al PD e alla Legge Zan. Bisogna pur distrarsi.

 

(21 maggio 2022)

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