di Giovanna Di Rosa
Sostituire Luca Zaia diventa molto complicato per una destra di governo veneto che non ha successori – quando mai un Doge ha lasciato successori – così la boutade viene affidata a Maurizio Lupi leader dell’inconsistente Noi Moderati, testimone vivente che l’inconsistenza rende: “Lunedì avremo il nome del candidato di centrodestra in Veneto”.
A Palazzo Chigi c’è baito, perché siccome nelle città si perde causa inconsistenza candidature, ci sono priorità. Non si parla naturalmente della perdita di ricchezza del paese; non si parla di gente che con contratti a tempo indeterminato non guadagna il necessario per vivere; non si parla della vergogna di affitti totalmente affidati all’avidità dei proprietari: si parla di cambiare la legge elettorale per i Comuni (via il doppio turno dell’unica legge che dà stabilità) e di candidati perché per il governo Meloni prima le poltrone e poi i fatti loro. Per i problemi veri c’è tempo.
Per i candidati delle regionali effettivamente sono cazzi: si spinge perché il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi lasci il Viminale (a Salvini) per andarsi a sacrificare da qualche parte; c’è FdI che vuole Raffaele Speranzon, 53 anni, una lunga militanza dal Msi a FdI passando per An, perfetto per la nuova destra meloniana all’insegna dell’ancora più a destra; poi c’è Forza Italia con Flavio Tosi, già sindaco di Verona e ora deputato azzurro, con un passato da dirigente leghista, in rotta con Matteo Salvini che è la vera ragione della candidatura; poi c’è la Lega. Presenterebbe tal Alberto Stefani, deputato e segretario della Liga Veneta, ma ci sarebbe un tal Zoppas, cognome che sembra un segno del destino alla coalizione. Mai ignorare i segni.
Poi c’è una possibile lista Zaia: potrebbe valere il 40% e oltre. Son problemi. Certo se Meloni accettasse un rimpasto e offrisse la poltroncina a Zaia, magari spostando di nuovo Salvini ali Interni (vero obbiettivo leghista) i giochi potrebbero essere fatti. Vediamo se Meloni ci casca. C’è da dubitarne.
Naturalmente ogni nome fatto oggi sarà bruciato domani. E Maurizio Lupi è sempre troppo ottimista.
(22 luglio 2025)
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